E’ capitano perché è praticamente nata alla Virtus. Laura Pellegrini è proprio figlia di via Pessagno. I primi palleggi, le prime corse, i primi canestri e le prime partite fino ad arrivare in serie A2. Il 1 luglio 2007 Laura entra ufficialmente alla Virtus. Tre anni di minibasket poi, nel 2010 comincia a “lavorare” con le giovanili e quella maglia non riesce proprio a togliersela. Arriva la serie A2, le vittorie ma anche le sconfitte e i dispiaceri, come la recente retrocessione in serie B. Negli ultimi 5 anni ha trovato, con Iris Ferazzoli alla guida della prima squadra anche la fascia di capitano. Indubbiamente un punto di orgoglio per una ragazza che alla Virtus ha sempre dato tutto. E che sia figlia del presidente Paolo Pellegrini questo proprio non importa. Lei è una giocatrice delle Virtus: è quello che conta.
E ora, dopo aver salutato Iris Ferazzoli ha trovato in fabrizio Staico un nuovo punto di riferimento. Lei, Giada Podda e Michela Conte sono le ragazze terribili del vivaio virtussino, che oramai fanno da “chioccia” alle nuove leve. E con loro, assieme anche da una pattuglia di senior, punteranno a ritrovare quella serie A2 che da sempre è il campionato della Virtus.
Una Virtus che finora ha vinto tutte le gare in serie B. Quanto rammarico c’è per la retrocessione della scorsa stagione?
“Purtroppo la scorsa stagione è andata molto male per vari motivi. Retrocedere è stato giusto dato che abbiamo vinto una sola partita in tutta la stagione…ma ormai, tutto questo fa parte del passato e bisogna pensare al presente!”.
Ora si lotta per qualificarsi alle finali promozione. Un altro campionato…
“Sicuramente la difficoltà delle partite per salire in A2 si alza notevolmente e dovremo giocare tutte al massimo delle nostre capacità”
In cuor tuo quante possibilità ha la Virtus di ritornare in A2?
“In cuor mio ovviamente ci spero, diciamo che non è semplicissimo dato che per tornare in serie A si dovranno giocare più partite con squadre di ottimo livello, abbiamo tanto lavoro da fare e particolari da migliorare per raggiungere l’obiettivo”.
E’ cambiata la guida tecnica con l’arrivo di Fabrizio Staico. Che coach è?
“Ho sempre pensato che Fabrizio fosse un buon allenatore nonostante non mi avesse mai allenata e il mio pensiero non è stato smentito. Mi piace il suo modo di essere con noi ragazze”.
Meglio Fabrizio Staico o Iris Ferazzoli?
“Ritengo che entrambi siano dei grandi allenatori, nonostante siano diversi. Iris mi ha allenata per 5 anni, dandomi tante occasioni per imparare sul campo, e ovviamente anche sbagliare! Ha insistito tanto con me e per questo le sarò sempre grata. Fabrizio lo sto conoscendo quest’anno e mi sta facendo vedere il basket da un ulteriore punto di vista, mi sta piacendo e sono sicura che mi insegnerà tanto pure lui”.
Sei il capitano da diversi anni. Che gruppo è quello di oggi?
“Essere il capitano della Virtus è un grande orgoglio per me visto che sono cresciuta in questa società, un piccolo sogno realizzato da quando ero bambina e venivo a tifare tutti i weekend la prima squadra. Il gruppo di oggi è molto variegato perché ci sono le senior con tanta esperienza alle spalle e dall’altra delle buone under che danno una grande mano ma che magari non hanno ben in testa l’obiettivo finale”.
Chi è Laura Pellegrini?
“Laura Pellegrini è una ragazza molto semplice. Studio scienze motorie e mi piacerebbe indirizzare il mio lavoro in questo ambito dato il mio amore per il basket ma non solo.. in generale mi piacciono tutti gli sport! Nel primo lockdown si è avverato un altro piccolo sogno che avevo nel cassetto ovvero avere un cane, mi piace tanto fare gite in giro per la Sardegna con la mia amata Musa”.
E’ difficile giocare alla Virtus sapendo che dall’altra parte c’è il presidente c he è anche tuo padre. Credo il tuo primo tifoso?
“Non è difficile semplicemente perché vengo trattata come tutte le altre e dentro il campo è solo il presidente della Virtus. Abbiamo un bel rapporto perché è da quando sono piccola che per me è un punto di riferimento in ambito sportivo. È sempre stato presente ad ogni mia partita e penso che la condivisione di un interesse e la partecipazione comune a questo sport ci abbia uniti.
Con il tempo siamo riusciti a gestire il nostro rapporto in modo maturo perché abbiamo trovato il modo di essere in grado di separare l'ambiente privato da quello sportivo, creando, all'interno del mondo del basket, un equilibrio perfetto nel rispetto dei propri ruoli. Sono felice che sia al mio fianco anche perché conosco la sua bontà e simpatia, caratteristiche riconoscibili nella gestione ottimale dei rapporti individuali con ogni giocatrice. Ha la capacità di far sentire tutte quante elemento fondamentale di un progetto e ne riconosce le singole qualità.
Per tutte queste motivazioni non è difficile giocare sapendo che lui è il presidente, semplicemente perché vengo trattata come tutte le altre! Ognuno ha il suo ruolo e questo deve essere rispettato.”.
Sabato contro Su Planu avete sofferto un tantino poi tutto si è risolto negli ultimi due quarti. Motivo?
“Abbiamo sofferto perché siamo state molto deboli in difesa senza aiutarci l’una con l’altra e loro hanno saputo sfruttare la situazione”.
Sabato prossimo, invece, ci sarà il return-match contro lo Spirito Sportivo. Come le affronterete?
“Saremo avvantaggiate perché giocheremo al pala Restivo, a parer mio dobbiamo essere più coese in difesa e partire da quello, portarci dietro la grinta di aver recuperato un pallone per andare nella metà campo offensiva”.
Secondo te la presenza di Scibelli, di Lussu, il rientro di Brunetti e i canestri di Lucchini, la determinazione delle “senatrici” Virtus e delle giovani, potranno bastare per riuscire ad ottenere la promozione o occorre uno sforzo in più da parte della società?
“Probabilmente per affrontare le ultime partite avremo bisogno di un rinforzo ulteriore dato che le squadre che andremo ad affrontare saranno ben attrezzate sia dal punto di vista fisico che tecnico rispetto alle squadre affrontate in questo campionato. Oltre alle già citate vorrei anche sottolineare l’importanza di Giada Podda perché è una vera guerriera in campo e con una dote innata per il rimbalzo, fondamentale e spesso sottovalutato in questo sport”.
Senior da una parte ma la Virtus ha la fortuna di avere una “batteria” di giovani davvero interessanti…
“Concordo! Le giovani sono molto interessanti e come già detto in precedenza danno una grande mano, quest’anno diverse U19 e U17 hanno l’opportunità di giocare in serie B e arricchire il proprio bagaglio cestistico”.
E ora, dopo aver salutato Iris Ferazzoli ha trovato in fabrizio Staico un nuovo punto di riferimento. Lei, Giada Podda e Michela Conte sono le ragazze terribili del vivaio virtussino, che oramai fanno da “chioccia” alle nuove leve. E con loro, assieme anche da una pattuglia di senior, punteranno a ritrovare quella serie A2 che da sempre è il campionato della Virtus.
Una Virtus che finora ha vinto tutte le gare in serie B. Quanto rammarico c’è per la retrocessione della scorsa stagione?
“Purtroppo la scorsa stagione è andata molto male per vari motivi. Retrocedere è stato giusto dato che abbiamo vinto una sola partita in tutta la stagione…ma ormai, tutto questo fa parte del passato e bisogna pensare al presente!”.
Ora si lotta per qualificarsi alle finali promozione. Un altro campionato…
“Sicuramente la difficoltà delle partite per salire in A2 si alza notevolmente e dovremo giocare tutte al massimo delle nostre capacità”
In cuor tuo quante possibilità ha la Virtus di ritornare in A2?
“In cuor mio ovviamente ci spero, diciamo che non è semplicissimo dato che per tornare in serie A si dovranno giocare più partite con squadre di ottimo livello, abbiamo tanto lavoro da fare e particolari da migliorare per raggiungere l’obiettivo”.
E’ cambiata la guida tecnica con l’arrivo di Fabrizio Staico. Che coach è?
“Ho sempre pensato che Fabrizio fosse un buon allenatore nonostante non mi avesse mai allenata e il mio pensiero non è stato smentito. Mi piace il suo modo di essere con noi ragazze”.
Meglio Fabrizio Staico o Iris Ferazzoli?
“Ritengo che entrambi siano dei grandi allenatori, nonostante siano diversi. Iris mi ha allenata per 5 anni, dandomi tante occasioni per imparare sul campo, e ovviamente anche sbagliare! Ha insistito tanto con me e per questo le sarò sempre grata. Fabrizio lo sto conoscendo quest’anno e mi sta facendo vedere il basket da un ulteriore punto di vista, mi sta piacendo e sono sicura che mi insegnerà tanto pure lui”.
Sei il capitano da diversi anni. Che gruppo è quello di oggi?
“Essere il capitano della Virtus è un grande orgoglio per me visto che sono cresciuta in questa società, un piccolo sogno realizzato da quando ero bambina e venivo a tifare tutti i weekend la prima squadra. Il gruppo di oggi è molto variegato perché ci sono le senior con tanta esperienza alle spalle e dall’altra delle buone under che danno una grande mano ma che magari non hanno ben in testa l’obiettivo finale”.
Chi è Laura Pellegrini?
“Laura Pellegrini è una ragazza molto semplice. Studio scienze motorie e mi piacerebbe indirizzare il mio lavoro in questo ambito dato il mio amore per il basket ma non solo.. in generale mi piacciono tutti gli sport! Nel primo lockdown si è avverato un altro piccolo sogno che avevo nel cassetto ovvero avere un cane, mi piace tanto fare gite in giro per la Sardegna con la mia amata Musa”.
E’ difficile giocare alla Virtus sapendo che dall’altra parte c’è il presidente c he è anche tuo padre. Credo il tuo primo tifoso?
“Non è difficile semplicemente perché vengo trattata come tutte le altre e dentro il campo è solo il presidente della Virtus. Abbiamo un bel rapporto perché è da quando sono piccola che per me è un punto di riferimento in ambito sportivo. È sempre stato presente ad ogni mia partita e penso che la condivisione di un interesse e la partecipazione comune a questo sport ci abbia uniti.
Con il tempo siamo riusciti a gestire il nostro rapporto in modo maturo perché abbiamo trovato il modo di essere in grado di separare l'ambiente privato da quello sportivo, creando, all'interno del mondo del basket, un equilibrio perfetto nel rispetto dei propri ruoli. Sono felice che sia al mio fianco anche perché conosco la sua bontà e simpatia, caratteristiche riconoscibili nella gestione ottimale dei rapporti individuali con ogni giocatrice. Ha la capacità di far sentire tutte quante elemento fondamentale di un progetto e ne riconosce le singole qualità.
Per tutte queste motivazioni non è difficile giocare sapendo che lui è il presidente, semplicemente perché vengo trattata come tutte le altre! Ognuno ha il suo ruolo e questo deve essere rispettato.”.
Sabato contro Su Planu avete sofferto un tantino poi tutto si è risolto negli ultimi due quarti. Motivo?
“Abbiamo sofferto perché siamo state molto deboli in difesa senza aiutarci l’una con l’altra e loro hanno saputo sfruttare la situazione”.
Sabato prossimo, invece, ci sarà il return-match contro lo Spirito Sportivo. Come le affronterete?
“Saremo avvantaggiate perché giocheremo al pala Restivo, a parer mio dobbiamo essere più coese in difesa e partire da quello, portarci dietro la grinta di aver recuperato un pallone per andare nella metà campo offensiva”.
Secondo te la presenza di Scibelli, di Lussu, il rientro di Brunetti e i canestri di Lucchini, la determinazione delle “senatrici” Virtus e delle giovani, potranno bastare per riuscire ad ottenere la promozione o occorre uno sforzo in più da parte della società?
“Probabilmente per affrontare le ultime partite avremo bisogno di un rinforzo ulteriore dato che le squadre che andremo ad affrontare saranno ben attrezzate sia dal punto di vista fisico che tecnico rispetto alle squadre affrontate in questo campionato. Oltre alle già citate vorrei anche sottolineare l’importanza di Giada Podda perché è una vera guerriera in campo e con una dote innata per il rimbalzo, fondamentale e spesso sottovalutato in questo sport”.
Senior da una parte ma la Virtus ha la fortuna di avere una “batteria” di giovani davvero interessanti…
“Concordo! Le giovani sono molto interessanti e come già detto in precedenza danno una grande mano, quest’anno diverse U19 e U17 hanno l’opportunità di giocare in serie B e arricchire il proprio bagaglio cestistico”.
Sabato scorso contro il San Salvatore Selargius la Iannas Virtus Cagliari ha collezionato la settima vittoria consecutiva su sette gare di campionato. La squadra è affamata di vittorie e lo si vede, tanto che coach Staico preferisce tirare il freno a mano e suddividere in maniera mirata la presenza del gruppo in campo, in particolare dando spazio alle ragazze del vivaio, le giovani che ancora hanno tanto da imparare e piano piano crescono e maturano. Una di queste è Giulia Corda, play, classe 2005 e un grande amore per la pallacanestro. A lei piace correre, regalare assist alle compagne e, qualche volta si prende la libertà di trovare la via del canestro.
Giulia, sei entrata quasi di “prepotenza” in questo gruppo. Le prime apparizioni lo scorso anno con Iris Ferazzoli, dove in qualche modo hai maturato più esperienza e, in serie B addirittura entri da titolare. Soddisfatta?
“Sono soddisfatta di poter ottenere sempre più spazio all’interno della squadra e più fiducia da parte di Fabrizio. Sono certa che avrò la possibilità di maturare ancora per migliorare le mie prestazioni e mostrare la versione migliore di me in campo”
Con chi hai legato maggiormente?
“Oltre a tutte le altre ragazze con cui ho condiviso le giovanili, e considero tutte loro come una famiglia, ho legato anche con le “grandi”, che cercano di integrarci sempre più per costruire un gruppo unito e, devo ammettere che si sono sempre dimostrate molto disponibili e accoglienti”.
Carolina Scibelli, Anna Lussu, Carla Lucchini e Federica Brunetti…hanno tanto da insegnare vista l’esperienza.
“Per me osservarle in allenamento e in partita è molto prezioso. Sono professioniste che cercano di dare sempre il massimo. In particolare Anna Lussu, avendo il mio stesso ruolo, è un esempio e un riferimento molto importante. Tutte loro comunque, dall’alto della loro esperienza cercano sempre di dare una mano, soprattutto nei confronti di noi under dalle quali possiamo imparare molto”
Chi è Giulia Corda?
Sono una ragazza nata nel 2005, e frequento il quarto anno del liceo scientifico “Pacinotti”. Gioco a basket come playmaker sin dall’età di 4 anni, inizialmente in diverse altre società, dove mi sono appassionata a questo sport. Poi compiuti i 10 anni sono arrivata alla Virtus che è diventata per me come una seconda casa. Cerco di conciliare lo studio, con lo sport e la vita sociale anche se ogni tanto può risultare complicato”.
Grinta e voglia di vincere…queste le tue caratteristiche…e poi?
“Le caratteristiche che mi spingono a dare il meglio sono sicuramente la mia competitività e la tensione al risultato. In campo cerco di dare la mia visione di gioco e trasmettere la mia voglia di vincere anche alle mie compagne”.
Che gruppo è quello di quest’anno?
“Sicuramente un gruppo con tante figure importanti che si sta plasmando partita dopo partita per arrivare ad un obbiettivo comune molto importante”.
Staico è uno che pretende? Come ti trovi ad avere lui come allenatore?
“Fabrizio è un allenatore che pretende tanto dalle sue giocatrici, ma che se ripagato con l’impegno dà tante possibilità e occasioni. È già stato il mio allenatore l’anno scorso con l’under 16 e con la rappresentativa arrivando sempre ad ottimi risultati, come la vittoria del campionato regionale. Mi trovo molto a mio agio nel parlare con lui e ad averlo come allenatore, credo che possa aiutarmi nella mia crescita personale e sportiva”.
Perché la pallacanestro?
“È stata una decisione “indirizzata” fin da quando ero piccola dalla mia famiglia che segue e ama questo sport, ma col tempo mi sono innamorata di questa disciplina. Ormai è diventato un modo per sfogarmi e quando gioco mi libero da tutti i pensieri”.
A chi ti ispiri,sempre che tu abbia un punto di riferimento nel mondo del basket?
“Non mi ispiro a nessun giocatore in particolare, però durante il mio percorso ho conosciuto degli allenatori tra cui Franca Spinetti,Anna Cocco, Jean Patrik Sorrentino e Nello Schirru che oltre ad avermi avvicinata al mondo della pallacanestro, mi hanno aiutata a crescere dal punto di vista personale. Un pensiero particolare lo dedico a Mario Vascellari o Marione, come si faceva chiamare da noi, che resterà sempre un punto di riferimento per la passione che mi ha trasmesso”.
Molti dicono che sei giovane e hai grandi potenzialità. Le stesse cose che dicevano di Beatrice Carta l’ultimo “talento” sfornata in casa Virtus. Cosa pensi di questo paragone?
“Mi fa molto piacere sentire questo paragone ed è davvero gratificante. Non mi dispiacerebbe una carriera come la sua nella quale è riuscita, contemporaneamente, a giocare per una grande squadra e studiare. Spero di essere all’altezza di questo paragone, ma per ora punto a migliorare giorno per giorno”.
Giochi anche nelle giovanili…quante ore di basket al giorno?
“Mi alleno quasi tutti i giorni per 2 o 3 ore sia con la prima squadra che con l’under e due volte alla settimana oltre l’allenamento faccio anche la preparazione atletica. In più quest’anno giocherò in u17/u19 e serie B”
A proposito di talento. Quale sarebbe la tua più grande soddisfazione: tornare in A2 con la Virtus, vincere il titolo regionale con la B e con le formazione Under (17 e 19), una chiamata in Nazionale o altro?
“Chiaramente mi piacerebbe vincere tutto ma, per ora, il nostro obbiettivo primario è quello di vincere la serie B per poi provare a tornare in serie A2. Sarebbe una grande soddisfazione personale vincere anche gli altri due campionati under che l’anno scorso per causa Covid-19 sono stati interrotti”.
Tua mamma ha giocato a basket (nello Sforza) ed è sempre presente alle tue gare. Cosa hai preso da lei? Ti consiglia?
“Da lei ho preso la passione per questo sport, oltre ad avere lo stesso ruolo ci accomuna la determinazione e la perseveranza nel praticarlo. È un punto di riferimento e mi sostiene sempre, infatti appena la vedo sugli spalti mi sento subito più sicura. Lascio ai miei allenatori il compito di darmi consigli tecnici, ma è sempre pronta ad aiutarmi moralmente, a confortarmi e darmi la carica giusta per giocare”.
Prossimo turno vi attende l’Astro, formazione che finora ha una vittoria all’attivo. Che gara sarà?
“L’Astro è una bella squadra che non va sottovalutata, ci impegneremo come sempre a dare il massimo”.
Ma l’A2 è alla portata di questo gruppo?
“Penso che con la squadra al completo, quindi con il rientro di Brunetti, il gruppo sia molto competitivo e la società meriti di tornare in A2”.
Grazie Giulia e…. buon basket
E Brava Giulia e Brava Giulia!
Prenditi la vita che Vuoi!
Brava Giulia e Brava Giulia!
Sceglitela! certo che Puoi!
Brava Giulia e Brava Giulia!
Certo che, certo che Puoi! (Vasco Rossi)
Giulia, sei entrata quasi di “prepotenza” in questo gruppo. Le prime apparizioni lo scorso anno con Iris Ferazzoli, dove in qualche modo hai maturato più esperienza e, in serie B addirittura entri da titolare. Soddisfatta?
“Sono soddisfatta di poter ottenere sempre più spazio all’interno della squadra e più fiducia da parte di Fabrizio. Sono certa che avrò la possibilità di maturare ancora per migliorare le mie prestazioni e mostrare la versione migliore di me in campo”
Con chi hai legato maggiormente?
“Oltre a tutte le altre ragazze con cui ho condiviso le giovanili, e considero tutte loro come una famiglia, ho legato anche con le “grandi”, che cercano di integrarci sempre più per costruire un gruppo unito e, devo ammettere che si sono sempre dimostrate molto disponibili e accoglienti”.
Carolina Scibelli, Anna Lussu, Carla Lucchini e Federica Brunetti…hanno tanto da insegnare vista l’esperienza.
“Per me osservarle in allenamento e in partita è molto prezioso. Sono professioniste che cercano di dare sempre il massimo. In particolare Anna Lussu, avendo il mio stesso ruolo, è un esempio e un riferimento molto importante. Tutte loro comunque, dall’alto della loro esperienza cercano sempre di dare una mano, soprattutto nei confronti di noi under dalle quali possiamo imparare molto”
Chi è Giulia Corda?
Sono una ragazza nata nel 2005, e frequento il quarto anno del liceo scientifico “Pacinotti”. Gioco a basket come playmaker sin dall’età di 4 anni, inizialmente in diverse altre società, dove mi sono appassionata a questo sport. Poi compiuti i 10 anni sono arrivata alla Virtus che è diventata per me come una seconda casa. Cerco di conciliare lo studio, con lo sport e la vita sociale anche se ogni tanto può risultare complicato”.
Grinta e voglia di vincere…queste le tue caratteristiche…e poi?
“Le caratteristiche che mi spingono a dare il meglio sono sicuramente la mia competitività e la tensione al risultato. In campo cerco di dare la mia visione di gioco e trasmettere la mia voglia di vincere anche alle mie compagne”.
Che gruppo è quello di quest’anno?
“Sicuramente un gruppo con tante figure importanti che si sta plasmando partita dopo partita per arrivare ad un obbiettivo comune molto importante”.
Staico è uno che pretende? Come ti trovi ad avere lui come allenatore?
“Fabrizio è un allenatore che pretende tanto dalle sue giocatrici, ma che se ripagato con l’impegno dà tante possibilità e occasioni. È già stato il mio allenatore l’anno scorso con l’under 16 e con la rappresentativa arrivando sempre ad ottimi risultati, come la vittoria del campionato regionale. Mi trovo molto a mio agio nel parlare con lui e ad averlo come allenatore, credo che possa aiutarmi nella mia crescita personale e sportiva”.
Perché la pallacanestro?
“È stata una decisione “indirizzata” fin da quando ero piccola dalla mia famiglia che segue e ama questo sport, ma col tempo mi sono innamorata di questa disciplina. Ormai è diventato un modo per sfogarmi e quando gioco mi libero da tutti i pensieri”.
A chi ti ispiri,sempre che tu abbia un punto di riferimento nel mondo del basket?
“Non mi ispiro a nessun giocatore in particolare, però durante il mio percorso ho conosciuto degli allenatori tra cui Franca Spinetti,Anna Cocco, Jean Patrik Sorrentino e Nello Schirru che oltre ad avermi avvicinata al mondo della pallacanestro, mi hanno aiutata a crescere dal punto di vista personale. Un pensiero particolare lo dedico a Mario Vascellari o Marione, come si faceva chiamare da noi, che resterà sempre un punto di riferimento per la passione che mi ha trasmesso”.
Molti dicono che sei giovane e hai grandi potenzialità. Le stesse cose che dicevano di Beatrice Carta l’ultimo “talento” sfornata in casa Virtus. Cosa pensi di questo paragone?
“Mi fa molto piacere sentire questo paragone ed è davvero gratificante. Non mi dispiacerebbe una carriera come la sua nella quale è riuscita, contemporaneamente, a giocare per una grande squadra e studiare. Spero di essere all’altezza di questo paragone, ma per ora punto a migliorare giorno per giorno”.
Giochi anche nelle giovanili…quante ore di basket al giorno?
“Mi alleno quasi tutti i giorni per 2 o 3 ore sia con la prima squadra che con l’under e due volte alla settimana oltre l’allenamento faccio anche la preparazione atletica. In più quest’anno giocherò in u17/u19 e serie B”
A proposito di talento. Quale sarebbe la tua più grande soddisfazione: tornare in A2 con la Virtus, vincere il titolo regionale con la B e con le formazione Under (17 e 19), una chiamata in Nazionale o altro?
“Chiaramente mi piacerebbe vincere tutto ma, per ora, il nostro obbiettivo primario è quello di vincere la serie B per poi provare a tornare in serie A2. Sarebbe una grande soddisfazione personale vincere anche gli altri due campionati under che l’anno scorso per causa Covid-19 sono stati interrotti”.
Tua mamma ha giocato a basket (nello Sforza) ed è sempre presente alle tue gare. Cosa hai preso da lei? Ti consiglia?
“Da lei ho preso la passione per questo sport, oltre ad avere lo stesso ruolo ci accomuna la determinazione e la perseveranza nel praticarlo. È un punto di riferimento e mi sostiene sempre, infatti appena la vedo sugli spalti mi sento subito più sicura. Lascio ai miei allenatori il compito di darmi consigli tecnici, ma è sempre pronta ad aiutarmi moralmente, a confortarmi e darmi la carica giusta per giocare”.
Prossimo turno vi attende l’Astro, formazione che finora ha una vittoria all’attivo. Che gara sarà?
“L’Astro è una bella squadra che non va sottovalutata, ci impegneremo come sempre a dare il massimo”.
Ma l’A2 è alla portata di questo gruppo?
“Penso che con la squadra al completo, quindi con il rientro di Brunetti, il gruppo sia molto competitivo e la società meriti di tornare in A2”.
Grazie Giulia e…. buon basket
E Brava Giulia e Brava Giulia!
Prenditi la vita che Vuoi!
Brava Giulia e Brava Giulia!
Sceglitela! certo che Puoi!
Brava Giulia e Brava Giulia!
Certo che, certo che Puoi! (Vasco Rossi)
Nasce a San Gavino Monreale, stessa città natale del coach Beppe Caboni. I primi palleggi, i primi canestri, ma soprattutto i primi rimbalzi, Sonia Cirronis li conquista con la maglia della Vitalis San Gavino . Rimane legata alla società del Medio Campidano fino al 6 settembre del 1999 quando viene presa dalla Virtus Cagliari. Con la società dei dirigenti Carlo Caschili e Mario Restivo rimane fino al 2007 quando si trasferisce alla corte di Ermanno Iaci indossando la maglia dell’Astro. Con la formazione del Cep trascorre quattro stagioni. Ad agosto 2011 nuovo tesseramento, stavolta la destinazione è il San Salvatore Selargius. Un solo anno per Sonia Cirronis con la maglia giallo nera. Perché a settembre del 2012 le si riaprono le porte dell’Astro. In via Talete ci rimane fino al 2018, quando ritorna alla Virtus per chiudere la carriera. Ora il suo futuro è proprio con la società di via Pessagno. Fa la massaggiatrice, iniziata dal compianto Gianni Giordano, ma per lei la Virtus è tutto. In sede trascorre più ore che a casa. Disponibile con tutti, segue le ragazze, sempre con il sorriso sulle labbra. Lo stesso modo di approcciarsi che aveva Carlo Caschili (scomparso nel 2004) presidente della Virtus che la volle fortemente in società e al quale Sonia era molto legata. Ha giocato, e tanto, ma poi è arrivato il momento di dire basta e, come fanno i campioni, appendere le scarpette al chiodo. Ma quel mondo della palla a spicchi Sonia Cirronis non lo ha mai voluto abbandonare. E’ rimasta in campo, è rimasta alla Virtus. E pur collaborando con la prima squadra, ma non solo, è riuscita anche a trovare il tempo per lavorare su un grande progetto: quello della Club House virtussina che pian pianino comincia a prendere forma all’interno degli impianti di via Pessagno, grazie al suo impegno e alla sua determinazione: quelli che ha sempre “gettato” sul parquet, senza mai tirarsi indietro.
Sonia, hai lasciato il basket, quello fatto di rimbalzi, canestri e tanto sudore da alcuni anni, ma la voglia di giocare è rimasta?
“Vuoi sapere la verità? Non mi manca assolutamente. Dopo l’ultimo anno giocato, dove penso di aver dato tutta me stessa a livello fisico e soprattutto mentale, ho deciso che oramai era arrivato il momento di appendere le scarpe al chiodo. Mi sentivo appagata; oramai avevo dato tutto a questo meraviglioso sport, che è stato l’amore della mia vita. Poi la promozione in A2 è stata la ciliegina sulla torta. Solo a quel punto ho detto che era arrivato il momenti di smettere”.
Dal campo alla panchina, perché questa scelta?
“Ho deciso di rimanere in questo mondo perché volevo che il basket continuasse a fare parte della mia vita, anche se indirettamente. Sono diventata così massaggiatrice: una passione che ho sempre avuto da anni”.
E poi: perché Virtus?
“Perché dal primo giorno in cui ho messo piede sui campi di via Pessagno, mi sono sentita a casa. Per me la Virtus è come una grande famiglia e ogni anno migliora sempre più”.
Hai lasciato la Vitalis San Gavino giovanissima, poi Virtus, Selargius e Astro. Quanto ti ha dato la pallacanestro?
“Mi ha dato tanto, ma penso anche di aver dato tanto a questa meravigliosa disciplina: nonostante infortuni, acciacchi e vecchiaia”.
Da San Gavino a Cagliari portata alla Virtus da Carlo Caschili. Cosa provasti quando ti si aprirono le porte della Virtus?
“Ero giovanissima quando mi contattarono per la prima volta. Non avevo ancora finito gli studi. Con la mia famiglia decisi di rimandare il mio trasferimento a Cagliari dopo il diploma. Già da allora la Virtus era tra le mie squadre preferite. Promisi a me stessa che, se un giorno avessi cambiato squadra, avrei scelto proprio lei. Così è stato”.
Che ricordi hai di Carlo?
“Carlo? Lo adoravo. Per me lui era come un padre. Lo chiamavo per qualsiasi cosa. Mi ha sempre coccolato ed è sempre stato presente. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e la battuta sempre pronta! Ho sofferto davvero tanto per la sua perdita”.
A quale tra le tue ex compagne di squadra sei rimasta maggiormente legata?
“Diciamo che ne ho diverse. Ragazze che frequento e sento spesso: Selene Perseu, Michela Laccorte, Tatiana Martellini, Sabrina Pacilio… solo per fare alcuni nomi”.
E adesso sei la factotum della squadra. Massaggiatrice compresa
“A parte fare i massaggi, mi piace stare alla Virtus, mi piace l’atmosfera, l’aria che si respira, la gente che incontri. Come detto sono a casa”.
Hai avuto dalla tua parte anche un buon maestro nella figura del compianto Gianni Giordano?
“E’ stata la prima persona a cui ho rubato molti segreti del mestiere”
Che persona era?
“Una persona SPLENDIDA, non ci sono parole per descrivere la sua mancanza. Ci ha lasciato troppo presto. Gianni era… la Virtus. Quando parli della società la prima persona che ti viene in mente è proprio lui. Era l’amico, il papà e il nonno di tutti quanti. Sempre disponibile e pronto a strapparti un sorriso con la sua allegria e la sua marea di “cazzate”. Manca, manca ancora tanto”.
Chi è Sonia Cirronis?
“Sono quella che vedete. Una persona che cerca di affrontare tutto con il sorriso e “olio di gomito”. Sempre in cerca di nuove sfide e avventure per cercare di migliorarmi e realizzarmi sia da punto di vista professionale che come persona”.
Ti sei buttata a capofitto dentro questa società facendo anche cose importanti come quello di realizzare una sorta di club house all’aperto con tanto di prato verde e barbecue dietro la “mozzarella”. Oramai sei parte integrante della Virtus?
“E’ una cosa in cui ho creduto molto. Uno spazio abbandonato che da anni volevo far “nascere” per metterlo a disposizione di tutti. Ho dedicato a questo progetto giornate, settimane, mesi interi e sudore, tanto sudore, perché volevo che venisse fuori esattamente come lo vedevo nei miei pensieri. C’è ancora qualche ritocchino da fare ma ci siamo quasi, la prospettiva futura è quella di poterlo utilizzare per la colonia estiva a cui stiamo lavorando”.
Ma questa squadra dove può andare?
“Speriamo innanzitutto di riprenderci la serie A2. Siamo già una buona squadra con un bel contorno di giovani molto valido. Bisogna, secondo me, aggiungere qualche piccolo aiutino per la “Fase Nazionale” e saremo perfette”.
I progetti di Sonia Cirronis?
“Per il momento non ho progetti. Tutto quello che vedevo nei miei pensieri in passato si sta pian piano concretizzando. Sono testarda, e non esiste che, se voglio qualcosa non riesco a farla o ad averla”.
Sonia, hai lasciato il basket, quello fatto di rimbalzi, canestri e tanto sudore da alcuni anni, ma la voglia di giocare è rimasta?
“Vuoi sapere la verità? Non mi manca assolutamente. Dopo l’ultimo anno giocato, dove penso di aver dato tutta me stessa a livello fisico e soprattutto mentale, ho deciso che oramai era arrivato il momento di appendere le scarpe al chiodo. Mi sentivo appagata; oramai avevo dato tutto a questo meraviglioso sport, che è stato l’amore della mia vita. Poi la promozione in A2 è stata la ciliegina sulla torta. Solo a quel punto ho detto che era arrivato il momenti di smettere”.
Dal campo alla panchina, perché questa scelta?
“Ho deciso di rimanere in questo mondo perché volevo che il basket continuasse a fare parte della mia vita, anche se indirettamente. Sono diventata così massaggiatrice: una passione che ho sempre avuto da anni”.
E poi: perché Virtus?
“Perché dal primo giorno in cui ho messo piede sui campi di via Pessagno, mi sono sentita a casa. Per me la Virtus è come una grande famiglia e ogni anno migliora sempre più”.
Hai lasciato la Vitalis San Gavino giovanissima, poi Virtus, Selargius e Astro. Quanto ti ha dato la pallacanestro?
“Mi ha dato tanto, ma penso anche di aver dato tanto a questa meravigliosa disciplina: nonostante infortuni, acciacchi e vecchiaia”.
Da San Gavino a Cagliari portata alla Virtus da Carlo Caschili. Cosa provasti quando ti si aprirono le porte della Virtus?
“Ero giovanissima quando mi contattarono per la prima volta. Non avevo ancora finito gli studi. Con la mia famiglia decisi di rimandare il mio trasferimento a Cagliari dopo il diploma. Già da allora la Virtus era tra le mie squadre preferite. Promisi a me stessa che, se un giorno avessi cambiato squadra, avrei scelto proprio lei. Così è stato”.
Che ricordi hai di Carlo?
“Carlo? Lo adoravo. Per me lui era come un padre. Lo chiamavo per qualsiasi cosa. Mi ha sempre coccolato ed è sempre stato presente. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e la battuta sempre pronta! Ho sofferto davvero tanto per la sua perdita”.
A quale tra le tue ex compagne di squadra sei rimasta maggiormente legata?
“Diciamo che ne ho diverse. Ragazze che frequento e sento spesso: Selene Perseu, Michela Laccorte, Tatiana Martellini, Sabrina Pacilio… solo per fare alcuni nomi”.
E adesso sei la factotum della squadra. Massaggiatrice compresa
“A parte fare i massaggi, mi piace stare alla Virtus, mi piace l’atmosfera, l’aria che si respira, la gente che incontri. Come detto sono a casa”.
Hai avuto dalla tua parte anche un buon maestro nella figura del compianto Gianni Giordano?
“E’ stata la prima persona a cui ho rubato molti segreti del mestiere”
Che persona era?
“Una persona SPLENDIDA, non ci sono parole per descrivere la sua mancanza. Ci ha lasciato troppo presto. Gianni era… la Virtus. Quando parli della società la prima persona che ti viene in mente è proprio lui. Era l’amico, il papà e il nonno di tutti quanti. Sempre disponibile e pronto a strapparti un sorriso con la sua allegria e la sua marea di “cazzate”. Manca, manca ancora tanto”.
Chi è Sonia Cirronis?
“Sono quella che vedete. Una persona che cerca di affrontare tutto con il sorriso e “olio di gomito”. Sempre in cerca di nuove sfide e avventure per cercare di migliorarmi e realizzarmi sia da punto di vista professionale che come persona”.
Ti sei buttata a capofitto dentro questa società facendo anche cose importanti come quello di realizzare una sorta di club house all’aperto con tanto di prato verde e barbecue dietro la “mozzarella”. Oramai sei parte integrante della Virtus?
“E’ una cosa in cui ho creduto molto. Uno spazio abbandonato che da anni volevo far “nascere” per metterlo a disposizione di tutti. Ho dedicato a questo progetto giornate, settimane, mesi interi e sudore, tanto sudore, perché volevo che venisse fuori esattamente come lo vedevo nei miei pensieri. C’è ancora qualche ritocchino da fare ma ci siamo quasi, la prospettiva futura è quella di poterlo utilizzare per la colonia estiva a cui stiamo lavorando”.
Ma questa squadra dove può andare?
“Speriamo innanzitutto di riprenderci la serie A2. Siamo già una buona squadra con un bel contorno di giovani molto valido. Bisogna, secondo me, aggiungere qualche piccolo aiutino per la “Fase Nazionale” e saremo perfette”.
I progetti di Sonia Cirronis?
“Per il momento non ho progetti. Tutto quello che vedevo nei miei pensieri in passato si sta pian piano concretizzando. Sono testarda, e non esiste che, se voglio qualcosa non riesco a farla o ad averla”.
Quando il 13 marzo del 2013 Jorge Mario Bergoglio, ovvero Papa Francesco venne eletto, le sue prime parole, ai fedeli che lo acclamava in piazza San Pietro furono: “Mi avete scelto da un paese lontano”. Lui arrivava dall’Argentina, la Iannas Virtus Cagliari quest’anno ha deciso di prendere da un paese lontano l’ala che potrebbe dare una mano alla squadra per centrare la promozione in serie A2 femminile. Nasce in Brasile Carla Patricia Silva Lucchini, esattamente nella città di Jundiaí, un comune nello stato di San Paolo che conta 423 mila abitanti (tre volte Cagliari) nel 1995. Cognome di chiare origini italiane, il bisnonno era originario di Magnacavallo in provincia di Mantova. Fin da bambina ama giocare a pallacanestro e grazie ai suoi diversi allenatori cresce e matura anno dopo anno, militando nei vari campionati brasiliani e arrivando anche ad indossare la maglia verde oro delle nazionali giovanili, compresa quella del 3x3 con la quale, nel 2019, disputa i Giochi panamericani. Ora, a 26 anni Carla tenta il grande passo, sbarcando in Italia e, grazie al presidente della Iannas Virtus Cagliari Paolo Pellegrini, arrivando in via Pessagno alla corte del tecnico Fabrizio Staico. Il Covid-19 ha tenuto in “quarantena” la ragazza, poi l’esordio, due settimane fa contro il Basket 90, tre punti di bottino, ma tanta personalità. Sabato scorso ad Alghero è andata indubbiamente meglio. La squadra contro la Costruzioni Valentino Alghero ha vinto, senza problemi, grazie anche a Carla che di punti ne ha realizzati ben 23. Come inizio non c’è male.
Carla è in Sardegna da alcune settimane. Come si trova?
“Non sono in città da molto tempo, sono ancora in fase di adattamento, ma sto bene e ho tutto ciò di cui ho bisogno per la mia vita quotidiana. Senza dubbio, con un po' più di tempo, mi sentirò a casa”.
Ha già conosciuto la città?
“Diciamo che mi piace molto scoprire i luoghi che visito o dove vivo momentaneamente. Cagliari mi piace. Conosco già alcune parti della città, alcune mi sono state presentate. Poi sono andata anche ad esplorarla e ho finito per scoprire posti bellissimi”.
Cosa le è piaciuto in particolare?
“Mi piacciono molto i paesaggi qui, molte “location” hanno la vista di buona parte della città e questo mi fa molto piacere. Poi mi ha fatto particolarmente piacere il carattere delle persone, sicuramente un fattore positivo, una parte eccellente, anche per il mio adattamento: sono tutte molto ricettive”.
Che differenza ha trovato rispetto al Brasile?
“Sicuramente qualche differenza con il Brasile l’ho trovata. Qui mi è piaciuta l’organizzazione sotto ogni punto di vista, dai ristoranti alla raccolta dei rifiuti... in termini di persone, credo che siano molto simili, molto allegri e amichevoli. In campo credo ci siano poche differenze, qui il gioco è più veloce di quello a cui ero abituata in Brasile”.
Come si è trovata ad appartenere ad un gruppo come quello della Virtus
“Benissimo. Sono stata accolta benissimo da tutti qui alla Virtus. Ho ricevuto l’aiuto del presidente Paolo Pellegrini, dei dirigenti e di tutto le mie nuove compagne. Devo ammettere di essere molto felice di far parte di questa squadra”.
Ha iniziato quasi in silenzio, contro il Basket 90 poi domenica scorsa ad Alghero è esplosa con 23 punti. Comincia ad avere un buon rapporto con il canestro?
“La mia prima partita è stata piena di emozioni: la prima fuori dal Brasile, la prima partita con i tifosi dall'inizio della pandemia e, naturalmente, con una nuova squadra e nuove compagne. Ero estremamente ansiosa. Credo che con il passare del tempo mi rilasserò e darò un contributo sempre maggiore, come del resto ho fatto nell’ultima gara, per raggiungere l’obbiettivo stagionale della promozione”.
Chi è Carla lucchini?
“Una ragazza alla ricerca dei suoi sogni e che conosce l'importanza di ogni fase. Molto determinata a raggiungere obiettivi sia personali che di gruppo”.
A proposito di gruppo, con chi ha legato?
“Arrivando qui senza parlare italiano, solo inglese, mi sono avvicinata un po' ad alcune ragazze che parlano inglese, come Virginia Salvemme, Laura Pellegrini, Michela Conte e Federica Brunetti. Ma con il passare dei giorni, anche con un po' di difficoltà di comunicazione, tranquilli sto lavorando sodo per imparare l'italiano, mi trovo bene con tutte le ragazze della squadra, ma anche con i dirigenti”.
Sente spesso la sua famiglia in Brasile?
“Parlo con la mia famiglia quasi tutti i giorni e faccio spesso videochiamate. Mi mancano molto tutti, ma mi danno tutto il supporto di cui ho bisogno”.
Secondo lei, la Virtus ha le carte in regola per riuscire a trovare la promozione?
“Sì, abbiamo una squadra molto giovane, ben supportata da ragazze molto esperte. Con il passare del tempo e delle partite non ho dubbi che diventeremo una squadra molto forte e unita per raggiungere l'obiettivo della promozione”.
Carla è in Sardegna da alcune settimane. Come si trova?
“Non sono in città da molto tempo, sono ancora in fase di adattamento, ma sto bene e ho tutto ciò di cui ho bisogno per la mia vita quotidiana. Senza dubbio, con un po' più di tempo, mi sentirò a casa”.
Ha già conosciuto la città?
“Diciamo che mi piace molto scoprire i luoghi che visito o dove vivo momentaneamente. Cagliari mi piace. Conosco già alcune parti della città, alcune mi sono state presentate. Poi sono andata anche ad esplorarla e ho finito per scoprire posti bellissimi”.
Cosa le è piaciuto in particolare?
“Mi piacciono molto i paesaggi qui, molte “location” hanno la vista di buona parte della città e questo mi fa molto piacere. Poi mi ha fatto particolarmente piacere il carattere delle persone, sicuramente un fattore positivo, una parte eccellente, anche per il mio adattamento: sono tutte molto ricettive”.
Che differenza ha trovato rispetto al Brasile?
“Sicuramente qualche differenza con il Brasile l’ho trovata. Qui mi è piaciuta l’organizzazione sotto ogni punto di vista, dai ristoranti alla raccolta dei rifiuti... in termini di persone, credo che siano molto simili, molto allegri e amichevoli. In campo credo ci siano poche differenze, qui il gioco è più veloce di quello a cui ero abituata in Brasile”.
Come si è trovata ad appartenere ad un gruppo come quello della Virtus
“Benissimo. Sono stata accolta benissimo da tutti qui alla Virtus. Ho ricevuto l’aiuto del presidente Paolo Pellegrini, dei dirigenti e di tutto le mie nuove compagne. Devo ammettere di essere molto felice di far parte di questa squadra”.
Ha iniziato quasi in silenzio, contro il Basket 90 poi domenica scorsa ad Alghero è esplosa con 23 punti. Comincia ad avere un buon rapporto con il canestro?
“La mia prima partita è stata piena di emozioni: la prima fuori dal Brasile, la prima partita con i tifosi dall'inizio della pandemia e, naturalmente, con una nuova squadra e nuove compagne. Ero estremamente ansiosa. Credo che con il passare del tempo mi rilasserò e darò un contributo sempre maggiore, come del resto ho fatto nell’ultima gara, per raggiungere l’obbiettivo stagionale della promozione”.
Chi è Carla lucchini?
“Una ragazza alla ricerca dei suoi sogni e che conosce l'importanza di ogni fase. Molto determinata a raggiungere obiettivi sia personali che di gruppo”.
A proposito di gruppo, con chi ha legato?
“Arrivando qui senza parlare italiano, solo inglese, mi sono avvicinata un po' ad alcune ragazze che parlano inglese, come Virginia Salvemme, Laura Pellegrini, Michela Conte e Federica Brunetti. Ma con il passare dei giorni, anche con un po' di difficoltà di comunicazione, tranquilli sto lavorando sodo per imparare l'italiano, mi trovo bene con tutte le ragazze della squadra, ma anche con i dirigenti”.
Sente spesso la sua famiglia in Brasile?
“Parlo con la mia famiglia quasi tutti i giorni e faccio spesso videochiamate. Mi mancano molto tutti, ma mi danno tutto il supporto di cui ho bisogno”.
Secondo lei, la Virtus ha le carte in regola per riuscire a trovare la promozione?
“Sì, abbiamo una squadra molto giovane, ben supportata da ragazze molto esperte. Con il passare del tempo e delle partite non ho dubbi che diventeremo una squadra molto forte e unita per raggiungere l'obiettivo della promozione”.
CONOSCIAMO MEGLIO…
Stefano Schirru, figlio d’arte alla corte di Fabrizio Staico.
Il capo allenatore alla Iannas Virtus Cagliari è Fabrizio Staico, ma con lui nel suo staff quest’anno, con la prima squadra c’è anche la giovane figura di Stefano Schirru. E’ lui l’assistente del capo allenatore, il punto di riferimento tra il tecnico e le ragazze che lavorano e si impegnano tutti i giorni per puntare a centrare la promozione in serie A2.
Un obbiettivo promozione che vede coinvolto anche Stefano Schirru che il tecnico Fabrizio Staico ha voluto con se in panchina.
“Quando Fabrizio mi ha chiesto di far parte della prima squadra ho provato un mix di emozioni: dall’entusiasmo di far parte di una realtà simile, alla paura di fare il passo più lungo della gamba. In questi anni di pallacanestro giovanile ho ricoperto il ruolo di assistente per la maggior parte delle mie esperienze, solo l’anno scorso (molto particolare) ho avuto il primo incarico da primo allenatore dell’U13; perciò ritrovarmi a fare il vice di giocatrici con tanta esperienza, inizialmente, mi metteva un po’ di ansia, ma Fabrizio pian piano mi sta inserendo sempre più nelle dinamiche dell’allenamento e loro stesse mi danno una grande mano mettendosi a disposizione”.
Una grande soddisfazione per un allenatore giovane come te. Classe?
“Classe 1999. È una grandissima soddisfazione far parte di questo progetto. Alla mia età mi ritengo molto fortunato ad aver avuto un occasione del genere. Spero sia il punto di partenza per una lunga carriera”.
Giocatore e allenatore, come fai a conciliare le due cose?
“Da quando ho iniziato ad allenare, la mia umile carriera da giocatore l’ho dovuta un minimo mettere da parte per capire di cosa avessi realmente bisogno. E ora come ora non riesco a fare a meno di entrambe le attività. Faccio parte di una squadra che ha degli orari che si incastrano perfettamente con studio, lavoro e la pallacanestro allenata”.
Che ruolo e in che squadra?
“Gioco in promozione, playmaker nel Basket Poetto, domenica scorsa dopo due anni di astinenza sono finalmente tornato sul campo, con una vittoria e… un’espulsione”.😅
Figlio d’arte, Nello Schirru allenatore benemerito Fip, ha scritto la storia della pallacanestro femminile in Sardegna. Che cosa hai preso da lui?
“Per ora la voglia di stare sul campo. Per quanto riguarda tutto il resto, ci vorrebbero anni per apprendere tutto ciò che ha fatto. Fin da bambino ho avuto la fortuna di fare tante esperienze grazie a lui. Mi ha dato la possibilità di partecipare in prima linea a 4 interzona e 2 finali nazionali, per non parlare dei clinic, e ovviamente ai suoi allenamenti di cui spesso mi rendeva partecipe. E ora che condividiamo lo stesso ruolo, avere in casa tanta esperienza con cui potersi confrontare è un privilegio che mi invidiano in tanti”.
Ti ha mai criticato per le tue scelte in panchina?
“Non la considero tanto una critica, quanto degli appunti su cui lavorare. Specialmente lo scorso anno, quando ho preso le redini di una squadra, ha assistito a parecchi allenamenti, e mi consigliava come far rendere al meglio le giocatrici, più che dal punto di vista tecnico, dalla gestione dell’allenamento”.
Da anni tecnico alla Virtus. Quest’anno alleni…?
“Ho insistito con Fabrizio per poter continuare a seguire le U14 (U13 dello scorso anno), e far si che le ragazze potessero seguire un percorso, trovando continuità. Lo considero un gruppo interessante, fatto di ragazze super che hanno tanta voglia di apprendere. Sono state la mia prima esperienza da capo allenatore e, come dico sempre, hanno insegnato più loro a me che io a loro, e per questo gliene sarò sempre grato”.
Quale livello hai acquisito?
“Ho avuto la fortuna che il mio formatore al primo e al secondo anno di corso fosse lo stesso allenatore con cui lavoro tutti i giorni, Fabrizio. Sia lo scorso anno con le U16, che quest’anno con la Serie B, mi da modo di intervenire su fasi di allenamento, per poi dirmi su cosa devo migliorare. Mi alleno pure io così…
A settembre ho acquisito il livello di “Allenatore di Base”.
Perché il femminile? Hai mai pensato di poter guidare una formazione maschile?
“L’influenza di mio padre è stata senza dubbio fondamentale. Anche se in realtà a spingermi più di tutti è stato Jean Patrick Sorrentino, che a suo tempo quando avevo 15 anni ed eravamo allo Spirito Sportivo, mi disse che vedeva qualcosa di speciale in me. Ma al tempo mi consideravo piccolo per approcciarmi a questo mondo, e preferivo giocare. Una volta ritrovati alla Virtus, io come figlio di Nello, e lui come coach del gruppo 2004, mi spinse finalmente ad accettare, e da li non ho più smesso. Eccetto un gruppetto minibasket all’esperia non ho mai avuto modo di lavorare con dei ragazzi, e chissà, mai dire mai…”.
Che differenze ci sono?
“Ho notato che la differenza più grande sta tutta nella passione. I maschi se ne fregano di tutto quello che può accadere, l’importante è che ci si alleni e che si giochi. Le ragazze, superata una certa età, se non hanno raggiunto degli obiettivi, tendono a lasciarsi andare un pochino. Tecnicamente le ragazze sono più precise, recepiscono meglio i concetti che gli esponi, fanno più domande, e sono pronte a voler scoprire quello che proponi. Mentre i ragazzi sono più “indisciplinati”, poiché guardano più televisione cercando di emulare i loro campioni NBA”.
Il segreto per essere un buon allenatore?
“La cosa più importante, ancor prima di parlare di tecnica e tattica, è l’essere uomini. Non trasformarsi in un’altra persona per fare comodo a qualcuno, o per piacere di qualcuno. Bisogna essere se stessi, limpidi e reali nei confronti dell’atleta che si ha di fronte. Saper utilizzare bastone e carota, farsi voler bene, e allo stesso tempo farsi rispettare, insegnando loro la pallacanestro. Credo sia il giusto equilibrio per poter crescere un ragazzo, ancor prima dell’atleta”.
Che rapporto hai con le atlete?
“Ho imparato a distinguere i diversi tipi di rapporto da assistente e da capo allenatore. Da assistente mi comporto un po’ più come fratello maggiore, lasciando alle ragazze la possibilità di potersi sfogare sia su quello che succede in campo che fuori, dando loro una sicurezza a cui rivolgersi quando le cose non vanno bene… perché diciamolo, alle volte vorrebbero mangiarselo l’allenatore, e il ruolo dell’assistente funge da parafulmine nei suoi confronti, dando supporto alle atlete e limitando i problemi di carattere emotivo all’allenatore. Da primo allenatore invece, mi vedo un po’ più come papà. Essendo leggermente schivo nei loro confronti, ma interessandomi sempre di quello che stanno provando. Chiedo sempre com’è andata la giornata, che hanno fatto e come stanno andando a scuola, ma limitandomi a questo tipo di argomentazioni senza entrare troppo nel personale”.
Essere assistant coach con la prima squadra cosa comporta?
“Grandi responsabilità. Come dicevo prima, rapportarmi con giocatrici di esperienza non è semplice, soprattutto se come me si è timidi, perché non si sa mai come possano reagire nel vedere uno così giovane darle delle indicazioni. Invece mi hanno reso il compito più semplice, anche in situazioni in cui dovevo sostituire Fabrizio sono state di grande supporto nel rendersi disponibili”.
Che squadra è quella di quest’anno?
“È un bel mix di giocatrici d’esperienza, che fanno da chioccia alle ragazze del settore giovanile, un po’ come sulla panchina tra me e Fabrizio. È senza dubbio costruita per ambire a qualcosa di importante”.
Cinque vittore in altrettante gare. Sabato siete attesi dal big match contro la Mercede Alghero. Come affronterete questa sfida e soprattutto chi temi tra le catalane?
“La affronteremo con la consapevolezza di essere una squadra forte. Tutti dicono che siamo la squadra da battere, ma la Mercede ha tutto il nostro rispetto, anche perché la loro classifica parla da se. È composta da giocatrici importanti, che ormai lavorano assieme da anni… come sempre, sarà il campo a parlare. Non sono io a scoprire che Mitreva, Kaleva e Kozhobashiovska siano le loro giocatrici di spicco, e con l’esperienza che stanno vivendo fuori da Alghero stanno acquisendo sempre più spessore. Sarà una signora partita!”.
Un gruppo in crescita giornata dopo giornata…qual è il segreto di questo gruppo?
“Dire che il segreto più grande sia la coesione è troppo scontato? Mi piacerebbe vedere un po’ più sciolte le under, ma il rapporto che stanno instaurando con le più esperte è piacevole. Si respira più serenità rispetto all’inizio della stagione, quando tutti eravamo più contratti. Ora fa piacere vedere le giovani che si avvicinano alle grandi per qualche delucidazione, e mi è piaciuto come hanno accolto Carla, rendendole meno pesante l’ambientamento”.
Dove può arrivare?
“È inutile nascondersi dietro un dito. Dobbiamo tornare dove la Virtus è sempre stata abituata a stare”.
Giocatore e allenatore preferito?
“Il mio giocatore preferito è Kobe. Uso il presente apposta, gli eroi non muoiono mai. Mentalità, dedizione, ossessione, emulazione, capacità tecniche per il gioco uniche. Il fatto che siamo nati lo stesso giorno e che per metà fosse italiano, credo abbia influenzato la scelta. Ma quello che ha fatto sul campo va oltre tutto. Il mio allenatore preferito? Ovviamente mio papà”.
Ufficio Stampa Iannas Virtus Cagliari
Marcello Spina Ph
Stefano Schirru, figlio d’arte alla corte di Fabrizio Staico.
Il capo allenatore alla Iannas Virtus Cagliari è Fabrizio Staico, ma con lui nel suo staff quest’anno, con la prima squadra c’è anche la giovane figura di Stefano Schirru. E’ lui l’assistente del capo allenatore, il punto di riferimento tra il tecnico e le ragazze che lavorano e si impegnano tutti i giorni per puntare a centrare la promozione in serie A2.
Un obbiettivo promozione che vede coinvolto anche Stefano Schirru che il tecnico Fabrizio Staico ha voluto con se in panchina.
“Quando Fabrizio mi ha chiesto di far parte della prima squadra ho provato un mix di emozioni: dall’entusiasmo di far parte di una realtà simile, alla paura di fare il passo più lungo della gamba. In questi anni di pallacanestro giovanile ho ricoperto il ruolo di assistente per la maggior parte delle mie esperienze, solo l’anno scorso (molto particolare) ho avuto il primo incarico da primo allenatore dell’U13; perciò ritrovarmi a fare il vice di giocatrici con tanta esperienza, inizialmente, mi metteva un po’ di ansia, ma Fabrizio pian piano mi sta inserendo sempre più nelle dinamiche dell’allenamento e loro stesse mi danno una grande mano mettendosi a disposizione”.
Una grande soddisfazione per un allenatore giovane come te. Classe?
“Classe 1999. È una grandissima soddisfazione far parte di questo progetto. Alla mia età mi ritengo molto fortunato ad aver avuto un occasione del genere. Spero sia il punto di partenza per una lunga carriera”.
Giocatore e allenatore, come fai a conciliare le due cose?
“Da quando ho iniziato ad allenare, la mia umile carriera da giocatore l’ho dovuta un minimo mettere da parte per capire di cosa avessi realmente bisogno. E ora come ora non riesco a fare a meno di entrambe le attività. Faccio parte di una squadra che ha degli orari che si incastrano perfettamente con studio, lavoro e la pallacanestro allenata”.
Che ruolo e in che squadra?
“Gioco in promozione, playmaker nel Basket Poetto, domenica scorsa dopo due anni di astinenza sono finalmente tornato sul campo, con una vittoria e… un’espulsione”.😅
Figlio d’arte, Nello Schirru allenatore benemerito Fip, ha scritto la storia della pallacanestro femminile in Sardegna. Che cosa hai preso da lui?
“Per ora la voglia di stare sul campo. Per quanto riguarda tutto il resto, ci vorrebbero anni per apprendere tutto ciò che ha fatto. Fin da bambino ho avuto la fortuna di fare tante esperienze grazie a lui. Mi ha dato la possibilità di partecipare in prima linea a 4 interzona e 2 finali nazionali, per non parlare dei clinic, e ovviamente ai suoi allenamenti di cui spesso mi rendeva partecipe. E ora che condividiamo lo stesso ruolo, avere in casa tanta esperienza con cui potersi confrontare è un privilegio che mi invidiano in tanti”.
Ti ha mai criticato per le tue scelte in panchina?
“Non la considero tanto una critica, quanto degli appunti su cui lavorare. Specialmente lo scorso anno, quando ho preso le redini di una squadra, ha assistito a parecchi allenamenti, e mi consigliava come far rendere al meglio le giocatrici, più che dal punto di vista tecnico, dalla gestione dell’allenamento”.
Da anni tecnico alla Virtus. Quest’anno alleni…?
“Ho insistito con Fabrizio per poter continuare a seguire le U14 (U13 dello scorso anno), e far si che le ragazze potessero seguire un percorso, trovando continuità. Lo considero un gruppo interessante, fatto di ragazze super che hanno tanta voglia di apprendere. Sono state la mia prima esperienza da capo allenatore e, come dico sempre, hanno insegnato più loro a me che io a loro, e per questo gliene sarò sempre grato”.
Quale livello hai acquisito?
“Ho avuto la fortuna che il mio formatore al primo e al secondo anno di corso fosse lo stesso allenatore con cui lavoro tutti i giorni, Fabrizio. Sia lo scorso anno con le U16, che quest’anno con la Serie B, mi da modo di intervenire su fasi di allenamento, per poi dirmi su cosa devo migliorare. Mi alleno pure io così…
A settembre ho acquisito il livello di “Allenatore di Base”.
Perché il femminile? Hai mai pensato di poter guidare una formazione maschile?
“L’influenza di mio padre è stata senza dubbio fondamentale. Anche se in realtà a spingermi più di tutti è stato Jean Patrick Sorrentino, che a suo tempo quando avevo 15 anni ed eravamo allo Spirito Sportivo, mi disse che vedeva qualcosa di speciale in me. Ma al tempo mi consideravo piccolo per approcciarmi a questo mondo, e preferivo giocare. Una volta ritrovati alla Virtus, io come figlio di Nello, e lui come coach del gruppo 2004, mi spinse finalmente ad accettare, e da li non ho più smesso. Eccetto un gruppetto minibasket all’esperia non ho mai avuto modo di lavorare con dei ragazzi, e chissà, mai dire mai…”.
Che differenze ci sono?
“Ho notato che la differenza più grande sta tutta nella passione. I maschi se ne fregano di tutto quello che può accadere, l’importante è che ci si alleni e che si giochi. Le ragazze, superata una certa età, se non hanno raggiunto degli obiettivi, tendono a lasciarsi andare un pochino. Tecnicamente le ragazze sono più precise, recepiscono meglio i concetti che gli esponi, fanno più domande, e sono pronte a voler scoprire quello che proponi. Mentre i ragazzi sono più “indisciplinati”, poiché guardano più televisione cercando di emulare i loro campioni NBA”.
Il segreto per essere un buon allenatore?
“La cosa più importante, ancor prima di parlare di tecnica e tattica, è l’essere uomini. Non trasformarsi in un’altra persona per fare comodo a qualcuno, o per piacere di qualcuno. Bisogna essere se stessi, limpidi e reali nei confronti dell’atleta che si ha di fronte. Saper utilizzare bastone e carota, farsi voler bene, e allo stesso tempo farsi rispettare, insegnando loro la pallacanestro. Credo sia il giusto equilibrio per poter crescere un ragazzo, ancor prima dell’atleta”.
Che rapporto hai con le atlete?
“Ho imparato a distinguere i diversi tipi di rapporto da assistente e da capo allenatore. Da assistente mi comporto un po’ più come fratello maggiore, lasciando alle ragazze la possibilità di potersi sfogare sia su quello che succede in campo che fuori, dando loro una sicurezza a cui rivolgersi quando le cose non vanno bene… perché diciamolo, alle volte vorrebbero mangiarselo l’allenatore, e il ruolo dell’assistente funge da parafulmine nei suoi confronti, dando supporto alle atlete e limitando i problemi di carattere emotivo all’allenatore. Da primo allenatore invece, mi vedo un po’ più come papà. Essendo leggermente schivo nei loro confronti, ma interessandomi sempre di quello che stanno provando. Chiedo sempre com’è andata la giornata, che hanno fatto e come stanno andando a scuola, ma limitandomi a questo tipo di argomentazioni senza entrare troppo nel personale”.
Essere assistant coach con la prima squadra cosa comporta?
“Grandi responsabilità. Come dicevo prima, rapportarmi con giocatrici di esperienza non è semplice, soprattutto se come me si è timidi, perché non si sa mai come possano reagire nel vedere uno così giovane darle delle indicazioni. Invece mi hanno reso il compito più semplice, anche in situazioni in cui dovevo sostituire Fabrizio sono state di grande supporto nel rendersi disponibili”.
Che squadra è quella di quest’anno?
“È un bel mix di giocatrici d’esperienza, che fanno da chioccia alle ragazze del settore giovanile, un po’ come sulla panchina tra me e Fabrizio. È senza dubbio costruita per ambire a qualcosa di importante”.
Cinque vittore in altrettante gare. Sabato siete attesi dal big match contro la Mercede Alghero. Come affronterete questa sfida e soprattutto chi temi tra le catalane?
“La affronteremo con la consapevolezza di essere una squadra forte. Tutti dicono che siamo la squadra da battere, ma la Mercede ha tutto il nostro rispetto, anche perché la loro classifica parla da se. È composta da giocatrici importanti, che ormai lavorano assieme da anni… come sempre, sarà il campo a parlare. Non sono io a scoprire che Mitreva, Kaleva e Kozhobashiovska siano le loro giocatrici di spicco, e con l’esperienza che stanno vivendo fuori da Alghero stanno acquisendo sempre più spessore. Sarà una signora partita!”.
Un gruppo in crescita giornata dopo giornata…qual è il segreto di questo gruppo?
“Dire che il segreto più grande sia la coesione è troppo scontato? Mi piacerebbe vedere un po’ più sciolte le under, ma il rapporto che stanno instaurando con le più esperte è piacevole. Si respira più serenità rispetto all’inizio della stagione, quando tutti eravamo più contratti. Ora fa piacere vedere le giovani che si avvicinano alle grandi per qualche delucidazione, e mi è piaciuto come hanno accolto Carla, rendendole meno pesante l’ambientamento”.
Dove può arrivare?
“È inutile nascondersi dietro un dito. Dobbiamo tornare dove la Virtus è sempre stata abituata a stare”.
Giocatore e allenatore preferito?
“Il mio giocatore preferito è Kobe. Uso il presente apposta, gli eroi non muoiono mai. Mentalità, dedizione, ossessione, emulazione, capacità tecniche per il gioco uniche. Il fatto che siamo nati lo stesso giorno e che per metà fosse italiano, credo abbia influenzato la scelta. Ma quello che ha fatto sul campo va oltre tutto. Il mio allenatore preferito? Ovviamente mio papà”.
Ufficio Stampa Iannas Virtus Cagliari
Marcello Spina Ph